NASCOSTA TRA GLI OLIVETI e le colline della Sabina si trova la Pieve romanica di Santa Vittoria. Questa struttura medievale racconta una straordinaria storia di fervore religioso e pietà.
La chiesa, che risale allo stato attuale alla fine del XII secolo, è stata costruita su un santuario fondato intorno al culto di Santa Vittoria, martire cristiana del III secolo. Vittoria, che si rifiutava di sposare un patrizio pagano, fu esiliata in Sabina, dove compì un miracolo.
La leggenda dice che scacciò un drago che stava minacciando gli abitanti di Trebula Mutuesca in cambio della loro conversione. Fu poi denunciata come cristiana alle autorità di Roma e fu assassinata per essersi rifiutata di adorare un idolo di Diana. La tradizione locale vuole che sia stata sepolta nella grotta originariamente occupata dal drago, che è l’attuale sito della Chiesa di Santa Vittoria.

Tracce di una storia più antica sono visibili sulla facciata e sui muri esterni dell’edificio dove, tra i rivestimenti in marmo e pietra, sono ben visibili spolia risalenti all’epoca romana e al primo medioevo. Una di queste caratteristiche è un leone e una faccia che potrebbe essere quella di Helios, il dio del sole. Molti di questi furono probabilmente recuperati (o saccheggiati) dal vicino sito archeologico di Trebula Mutuesca, originariamente un paese sabino conquistato dai romani.
Un portale marmoreo, coronato dalla figura dell’Agnus Dei, immette nella navata della chiesa. All’interno sono ancora visibili alcuni affreschi, tra cui un dipinto della stessa santa. Nel XV secolo la famiglia Orsini, signori di questi territori, ricostruì la chiesa danneggiata.
La chiesa è costruita su un breve tratto di catacombe, dove è ancora visibile un sarcofago. Più in basso c’è una rete di canali d’acqua scoperti di recente che potrebbe suggerire che il sito potrebbe essere stato utilizzato in precedenza in epoca precristiana come sorgente sacra.